Tè Rosso?!
L'Italia è l'unico Paese al mondo dove i tè fermentati Pu'er (o Pu-erh) sono definiti “tè rossi”. Come mai? Per dare una spiegazione del fenomeno, di seguito la narrazione cronologica degli avvenimenti.
2008. Twinings e il Tè Rosso
Diversi anni fa, intorno al 2008, Twinings uscì sul mercato italiano con un nuovo prodotto, il tè pu'er (o Pu-erh) e, non sapendo come chiamarlo, lo defìnì “tè rosso” (vedi immagine).
Ovviamente era una definizione, dal punto di vista tecnico, sicuramente sbagliata, ma efficace probabilmente dal punto di vista del marketing e della comunicazione.
Sta di fatto che ai commercianti italiani (e ahinoi anche alla gran parte dei negozi cosiddetti specializzati) quella definizione piacque molto e così, senza alcun senso critico, fecero propria la dicitura commerciale adottata dalla grande multinazionale britannica.
Fu così che in Italia (e solo in Italia) si iniziò, fin da allora, ad utilizzare il termine "tè rosso" per indicare i tè Pu'er (un tè fermentato prodotto nella regione cinese dello Yunnan).
In realtà, come si evince da quest'altra foto, la stessa Twinings, già all'epoca, utilizzava il termine tè rosso anche sulle proprie confezioni di Rooibos (un infuso ricavato dalle foglie di una pianta omonima che cresce in Sud Africa): sempre Twinings, sempre tè rosso, ma questa volta il tè rosso è diventato, per magia, "Rooibos".
Ovviamente questa confezione di Rooibos non era destinata al mercato italiano, ma il confronto è utile per far capire come la nostra cultura sul tè non può passare attraverso la lettura delle etichette dei prodotti sugli scaffali, sopratutto se siamo degli operatori del settore.
2016. Twinings abbandona il rosso
Ed è così che, grazie anche alla pressione della nostra associazione, nel 2016 Twinings uscì sul mercato italiano con una nuova confezione di Pu'er, dove, correttamente, definiva questa volta il tè pu'er fermentato per quello che è, senza utilizzare termini che potessero generare confusione nel consumatore (vedere immagine).
Purtroppo, però, altrettanto non hanno fatto molti commercianti italiani che, ostinatamente, ancora oggi continuano a definire i tè Pu'er come tè rossi.